Backstop, Johnson sfodera la sua ultima proposta

Il nodo chiave, infatti, ad oggi è ancora l'Irlanda del Nord, che con la nuova proposta di Johnson potrebbe uscire dopo la transizione, a fine 2021, sia dall'Ue sia dall'unione doganale, come il resto del Regno. Ma rimarrebbe allineata per quattro anni al mercato unico per i beni agricoli e industriali, oltre a godere, nello stesso periodo, di un'esenzione dal codice doganale europeo e dall'Iva europea.

A partire dal 2021, sarebbe necessario creare una frontiera nel mare d'Irlanda, e sottoporre ai controlli doganali tutti i beni, agricoli e industriali, prima della loro esportazione nell'Unione europea. Si renderebbero necessari controlli su entrambi i lati del confine: ma, dal canto suo, Downing Street sostiene di voler ricorrere alle nuove tecnologie, per permettere ai mezzi elettronici di dar corso ai controlli doganali senza disporre controlli fisici alla frontiera.

L'Ue continua a ripetere che preferisce la soluzione dell’accordo, per un ritiro possibilmente ordinato e non traumatico. Ma perché accordo sia, la proposta deve contenere «una soluzione giuridicamente operativa che soddisfi tutti gli obiettivi del backstop: impedire il risorgere di un confine fisico, preservare la cooperazione nord-sud e la all-island econom, proteggere il mercato unico e il posto che l'Irlanda ha nello stesso».

Proposte, queste, che Johnson definisce costruttive e ragionevoli, ma che da più parti sono viste come volutamente irricevibili, in modo da far ricadere sui 27 la responsabilità di non perfezionare l'intesa. Reazioni opposte arrivano anche dall’Irlanda. Ma quello di Johnson vuole essere un ultimatum: «get Brexit done»… insomma “con un accordo, ma, in ogni caso, entro il 31 ottobre".

IL CODICE DOGANALE
Londra chiede all'UE di non imporre all'Irlanda del Nord un codice doganale (Ucc) né le proprie regolazioni sull'Iva (Vat), oltre a garantire un'esenzione del solo territorio nordirlandese dall'obbligo di uniformarsi alle tutele europee sul lavoro. Richieste problematiche per Bruxelles: condizioni che andrebbero concordate fin da subito nell'ambito dell'accordo di recesso e resterebbero in vigore per quattro anni, dopo la transizione post Brexit, già prevista nella vecchia intesa di divorzio raggiunta con l'ex premier Theresa May. Vale a dire fino al 2025. Poi spetterebbe al Parlamento locale di Belfast decidere se prorogarlo o istituire un confine più tradizionale con Dublino: decisione destinata potenzialmente a creare forte tensioni fra i maggiori partiti nordirlandesi, unionisti da una parte e repubblicani dall'altra.